Immaginario e immaginazione nel medioevo : atti del convegno della società italiana per lo studio del pensiero medievale (S.I.S.P.M.) Milano, 25-27 settembre 2008 / a cura di Maria Bettetini e Francesco Paparella con la collaborazione di Roberto Furlan

Por: Bettetini, MaríaColaborador(es): Paparella, Francesco | Furlan, RobertoTipo de material: TextoTextoSeries Textes et etudes du moyen Âge ; 51Detalles de publicación: Louvain-la-Neuve : Fédération internationale des Instituts d'études médiévales, 2009 Descripción: 428 p. : il. ; 24 cmISBN: 978-2-503-53150-2Tema(s): Civilización medieval | Filosofía medieval | ImaginaciónResumen: Il nostro immaginario non è di grande aiuto quando cerchiamo di comprendere quello altrui, e insieme studiare i meccanismi dell'immaginazione che lo hanno elaborato. Se poi si tratta dell'Età di mezzo, lo sforzo per sgombrare la mente da pregiudizi e immagini storicamente false, ma molto di moda, dovrà essere ingente. Anche per questo nel 2008 la Società Italiana per lo Studio del Pensiero Medievale (Sispm) ha deciso di dedicare il suo convegno annuale al tema Immaginario e immaginazione nel Medioevo. Un titolo impegnativo, e anche a una prima lettura palesemente ambiguo: immaginario infatti può essere inteso come un aggettivo, ovvero il prodotto dell'immaginazione, e in senso lato è detto di qualcosa di fittizio, apparente, illusorio. Immaginario è però anche un sostantivo che indica l'insieme delle rappresentazioni del mondo e delle fantasie di un individuo o di un gruppo o di un'intera collettività. Il convegno ha preso l'avvio proprio da questa concezione di immmaginario, per proseguire sulla scia di altre possibili declinazioni: dalle immagini dell'impero ai casi dei monstra fino al ruolo della fisiognomica. Indubbiamente la deriva neoplatonica ha molto pesato sulla diffidenza almeno teoricamente espressa dagli autori medievali nei confronti dei prodotti della facoltà dell'immaginazione. Ma accanto al sospetto verso tutto ciò che proviene dalla sensibilità o ad essa riporta, si deve segnalare una forte attenzione per tutto ciò che attraverso i sensi possa aiutare l'intelletto, anche nei percorsi più arditamente teologici, e insieme un'apertura verso la realtà materiale - da un Dio buono creata e da lui così voluta -, che porta a non poter accettare in maniera totalizzante il rifiuto per una natura che si porge allo sguardo avvolta da misteriosa bellezza e che come tale viene ricostruita dalla phantasia o da una facoltà immaginativa, e poi dalle penne e dalle mani degli artisti.
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Il nostro immaginario non è di grande aiuto quando cerchiamo di comprendere quello altrui, e insieme studiare i meccanismi dell'immaginazione che lo hanno elaborato. Se poi si tratta dell'Età di mezzo, lo sforzo per sgombrare la mente da pregiudizi e immagini storicamente false, ma molto di moda, dovrà essere ingente. Anche per questo nel 2008 la Società Italiana per lo Studio del Pensiero Medievale (Sispm) ha deciso di dedicare il suo convegno annuale al tema Immaginario e immaginazione nel Medioevo. Un titolo impegnativo, e anche a una prima lettura palesemente ambiguo: immaginario infatti può essere inteso come un aggettivo, ovvero il prodotto dell'immaginazione, e in senso lato è detto di qualcosa di fittizio, apparente, illusorio. Immaginario è però anche un sostantivo che indica l'insieme delle rappresentazioni del mondo e delle fantasie di un individuo o di un gruppo o di un'intera collettività. Il convegno ha preso l'avvio proprio da questa concezione di immmaginario, per proseguire sulla scia di altre possibili declinazioni: dalle immagini dell'impero ai casi dei monstra fino al ruolo della fisiognomica. Indubbiamente la deriva neoplatonica ha molto pesato sulla diffidenza almeno teoricamente espressa dagli autori medievali nei confronti dei prodotti della facoltà dell'immaginazione. Ma accanto al sospetto verso tutto ciò che proviene dalla sensibilità o ad essa riporta, si deve segnalare una forte attenzione per tutto ciò che attraverso i sensi possa aiutare l'intelletto, anche nei percorsi più arditamente teologici, e insieme un'apertura verso la realtà materiale - da un Dio buono creata e da lui così voluta -, che porta a non poter accettare in maniera totalizzante il rifiuto per una natura che si porge allo sguardo avvolta da misteriosa bellezza e che come tale viene ricostruita dalla phantasia o da una facoltà immaginativa, e poi dalle penne e dalle mani degli artisti.

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